La cicogna



La cicogna bianca (ciconia ciconia) o cicogna europea

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La cicogna bianca (ciconia ciconia), o cicogna europea, fa parte della famiglia delle cicogne, i Ciconiidae. La sua livrea è bianca, con penne nere sulle ali. Negli esemplari adulti, le zampe ed il becco appuntito sono rossi.

I numeri

Lunghezza: 100–115 centimetri dalla punta del becco all'estremità della coda

Apertura alare: 155–215 centimetri

Numero di uova per covata: 4, covata annuale

Tempo di schiusa: asincrono, 33-34 giorni dalla deposizione

Primo volo: 58-64 giorni

Nutrimento genitoriale: 65-90 giorni


Ubicazione 

La cicogna nidifica in Europa, dalla Finlandia al Mediterraneo, in Africa nord-occidentale e in Asia sud-occidentale, per poi migrare, d'inverno, dall'area subsahariana sino al limite sud del Sudafrica e al continente indiano. Le rotte migratorie non sorvolano il Mediterraneo, poiché le correnti termiche sfruttate da questi animali non si formano sugli specchi d'acqua troppo ampi.  


Comportamento

La cicogna è un uccello monogamo. Entrambi i membri della coppia contribuiscono alla costruzione di nidi di grandi dimensioni, costituiti prevalentemente da bastoncini intrecciati e che possono essere utilizzati per diversi cicli riproduttivi. Entrambi i genitori, a turno, partecipano alla cova e al nutrimento dei piccoli 


Alimentazione

La cicogna è un animale carnivoro, si nutre di svariate tipologie di animali: insetti, pesci, anfibi, rettili, piccoli mammiferi e piccoli uccelli. La caccia avviene a terra, tra la bassa vegetazione e le acque poco profonde.

Animale a rischio 

La cicogna bianca è inserita come specie a rischio minimo nell'elenco del IUCN (Unione internazionale per la Conservazione della Natura). 

La specie era molto diffusa in Europa, dal medioevo sino al secolo XIX, quando le modifiche in ambito agricolo decretarono un progressivo declino della specie. 

Tra la fine del secolo scorso e l'inizio di questo, i programmi di conservazione di reintroduzione della specie hanno portato la cicogna bianca a tornare a riprodursi in tutta Europa, in particolare in luoghi come Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Svezia, Regno Unito ed Italia. 


Il programma di reinserimento

L'ornitologo Fabio Perco, a seguito del successo di una esperienza di reintroduzione della specie, avvenuta in Piemonte, era alla ricerca di un luogo adatto per l'insediamento di una seconda stazione sperimentale italiana, che doveva servire a costituire un polo di irradiamento della specie, anche nell'estremità orientale della pianura padano-veneta. Nell’Oasi dei Quadris di Fagagna egli ha riconosciuto sia un habitat idoneo alla specie, sia le strutture (quelle del centro avifaunistico) che avrebbero offerto rifugio e protezione alle cicogne nella prima fase del progetto. Egli propose le sue idee alla Comunità Collinare dei Friuli-Venezia Giulia e al Comune di Fagagna ed ebbe l'incarico di avviare e seguire, dal punto di vista scientifico, il Progetto Cicogna Bianca. Nacque così il nostro centro di reintroduzione che fu inaugurato nel dicembre dei 1989, con le prime 11 cicogne (5 dono della provincia di Pavia e 6 di Max Bloesch) e con due giovani esemplari salvati in un nido abbandonato, appartenente ad una coppia di cicogne selvatiche che aveva tentato di nidificare, quello stesso anno, a Dignano.  

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Il primo vero e proprio progetto di reintroduzione della cicogna bianca, è stato effettuato in Svizzera, ad Altreu, a partire dal 1955, dall'appassionato Max Bloesh: dopo vari tentativi, questo esperimento è stato coronato da successo. Oggi in Svizzera ci sono oltre 140 coppie di cicogne nidificanti. L'Alsazia ha seguito le orme della Svizzera e, grazie all'opera di una ventina di centri specializzati, la popolazione di cicogne, che era ormai quasi decimata, è stata ricostituita. L'Italia ha cominciato a seguire l'esempio degli altri paesi Europei nel 1985, con il primo centro (su modello di quello Svizzero) a Racconigi in Piemonte, a cura della LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli), su progetto redatto dall'ornitologo Fabio Perco. Poi è venuta la volta di Fagagna.

Prima fase di reintroduzione

La prima fase di un progetto di reintroduzione consisteva nel costituire una popolazione locale stanziale della specie. Ciò è stato possibile allevando i soggetti, a cui è stata preclusa la possibilità di volare, in luoghi protetti fino alla raggiunta maturità sessuale. Si è visto che dopo tale periodo (2 o 3 anni) gli esemplari lasciati liberi perdono lo stimolo migratorio e, una volta accoppiati, tendono a rimanere nel luogo della riproduzione, anche durante gli inverni. All'inizio di questa prima fase il centro di Fagagna ha seguito il modello svizzero: le cicogne venivano tenute in un ampio recinto (con recinzioni alte due metri) e ad esse era impedito il volo tramite il taglio delle remiganti primarie e secondarie di un'ala; questo taglio doveva essere eseguito puntualmente prima di ogni muta successiva, ma è capitato che qualche esemplare avesse riacquistato la capacità di volare, per la crescita parziale di alcune penne, e fosse uscito dai recinti. Si trattava però di individui dal volo incerto e quindi in pericolo. A causa di alcune perdite, subite per questi motivi, tale pratica è stata abbandonata per seguire l'esempio alsaziano: i giovani nati sono stati tenuti fino a maturità in voliere chiuse, poi sono stati lasciati liberi di volare. Bisogna tener presente che questa non era che una fase transitoria, necessaria comunque per la realizzazione di uno scopo molto importante: la costituzione di una vera e propria popolazione naturale locale. È stata ormai provata la capacità di un contingente stanziale di cicogne di attirare i conspecifici di passo, e inoltre l'esperienza svizzera ha dimostrato che, quando una popolazione stanziale diventa cospicua e non è più possibile sostenerla artificialmente, durante gli inverni, questa recupera spontaneamente il movimento migratorio. Del primo dei due fatti accennati, il centro di Fagagna può dare testimonianza: in varie occasioni cicogne selvatiche si sono fermate durante il passo e ripasso, attirate dai loro simili, per periodi più o meno lunghi (una nel maggio del 1991, una nell'aprile e una nel luglio del 1993).

Seconda fase di reintroduzione

Raggiunto il numero base di una cinquantina di esemplari, è iniziata la seconda fase del progetto di reintroduzione: i nuovi nati, sono stati lasciati liberi di volare, così da poter migrare verso i quartieri invernali. Le varie esperienze europee hanno dimostrato che i giovani nati nei vari centri, ritornano, per nidificare, nel luogo di nascita. La prima fase è partita nell'89 con 11 esemplari adulti e due giovani ed ha raggiunto in pochi anni i 50 esemplari . La prima nidificazione e la prima nascita si sono avute nel 1990, sono seguite poi 2 nascite nel '91, 4 nascite nel '92 e 8 nascite sia nel '93 che nel '94. Si sono aggiunte, inoltre, cicogne provenienti dalla Svizzera e dalla Polonia. L'esperienza non è stata priva di difficoltà, di imprevisti, di piccoli insuccessi: nei primi anni alcuni uccelli, liberi di volare, sono andati incontro a incidenti fuori dai recinto del centro, altri sono morti per cause diverse, soprattutto nei periodi invernali, nei quali questi animali si dimostrano particolarmente delicati. Quando il “progetto cicogna” è partito, la gestione di esso era a carico dei Comune di Fagagna, un dipendente comunale aveva il compito di accudire e alimentare gli uccelli; ma fin dalla sua nascita l'iniziativa è stata seguita da un gruppo di volontari che hanno prestato la loro opera sia per l'allestimento delle strutture del centro, che per coadiuvare il personale comunale nelle innumerevoli mansioni. Per garantire la sopravvivenza futura della popolazione locale di cicogne dovranno essere rispettate due condizioni fondamentali: la conservazione di tutti i biotopi idonei alle soste e all'alimentazione degli esemplari selvatici in transito, con particolare riguardo alle zone umide (aree palustri, prati umidi, torbiere, risorgive ...), e insieme l'appoggio all'iniziativa da parte della popolazione di Fagagna.